Alla fine dei suoi studi di montaggio alla Fémis, Ariane Doublet ha firmato, con altri, un film molto acclamato, "Terras Nuevas", un film d'archivio amatoriale sulla vita dei pescatori di merluzzo al largo della costa di Terranova durante tutto il XX secolo. Da allora, ha intrapreso contemporaneamente una carriera di montatrice (Marcel Ophuls, Philippe Faucon, Vincent Dieutre, Pierre Creton, ecc.) e di documentarista, sondando un territorio che conosce sempre meglio: la Normandia. Si possono trovare nel suo cinema le tracce di Monet e Flaubert. Non solo perché è lo stesso paese, ma anche perché troviamo la volontà di percepire e mostrare ciò che il paese scrive. Ciò che il paesaggio contiene di universale e tragico. Che si tratti dell'universo, della natura che si rivela in ognuno dei suoi abitanti in "Les Terriens", o dell'amicizia tra animale e uomo in "Les Bêtes", Ariane Doublet cattura un movimento improvviso percepibile dallo spettatore, un passaggio... In "La Maison neuve" si passa da una classe all'altra, dal lavoro alla pensione per l'uomo che ha combattuto con e contro la terra... Il cineasta, abbastanza vicino per essere complice e abbastanza lontano per essere pittore, filma le immagini di una storia che è scritta nel paesaggio e lo trasforma per sempre.
Ariane Doublet est née en 1965. Très tôt, elle s’intéresse à la photographie et travaille dans un laboratoire de tirages noir et blanc. Elle étudie le montage à la Fémis et réalise son premier court-métrage documentaire en 1995 dans son village en Normandie. Tout en continuant à exercer son travail de monteuse (Marcel Ophuls, Philippe Faucon, Vincent Dieutre, Pierre Creton…), la cinéaste poursuit, depuis une vingtaine d’années, un travail en profondeur sur le monde rural et ses bouleversements. Si elle entretient souvent une complicité amusée avec les personnages de ses films, derrière cette légèreté en trompe l'œil, s’esquisse une réflexion sur les temps modernes, ses ressorts et ses maux. Ils sont paysans dans "Les Terriens", vétérinaires dans "Les bêtes", ouvriers dans "Les sucriers de Colleville", filateurs chinois dans "La pluie et le beau temps", ou syriens réfugiés dans un village normand. Elle tourne la plupart de ses films dans le Pays de Caux, à la recherche d’une géographie humaine et universelle.